Il consulente finanziario deve essere capace di ascoltare e decodificare le esigenze dei suoi clienti e saper costruire il giusto “ponte” tra i bisogni e la soluzione giusta per soddisfarli.
Quante volte ti è capitato di andare in banca per impiegare i tuoi risparmi o di parlare con il tuo consulente finanziario e uscirne con un leggero senso di disagio e frustrazione, come se avessi dovuto “subire” una decisione altrui?
La gestione del nostro patrimonio è una delle aree della nostra esistenza che, anziché basarsi sulla razionalità, è più influenzata dalla sfera emotiva.
Sarà “perché i soldi rappresentano nella nostra cultura la misura più evidente del successo” oppure “perché i soldi comprano un po’ di felicità” o semplicemente “perché con la fatica che ho fatto a guadagnarli il solo pensiero di perderli investendo mi fa star male”.
In una materia oscura ai più come la finanza, si può evitare o, quantomeno, arginare questo forte impatto emotivo?
Io ti rispondo di “sì”, la formula è una e semplice: conoscere per decidere.
Chiedi spiegazioni ed informati esattamente come faresti se dovessi acquistare un’automobile o qualsiasi altro bene reale.
È dalla conoscenza delle basi della finanza e dell’economia che comincia la tua libertà nel fare scelte più consapevoli, ed il mio lavoro è proprio questo: aiutarti a fare scelte ragionate e consapevoli.
Quali sono i miei obiettivi di investimento?
Quanto rischio riesco a tollerare?
Quanto posso sopportare di perdere?
Quale livello di profitto mi aspetto e in quale orizzonte temporale?
Queste sono le domande principali che dovresti porti e, soprattutto, che ogni consulente finanziario dovrebbe porre ad ogni suo cliente in un’ottica strategica.
Non tutti, infatti, sono consapevoli della propria propensione al rischio. Uno degli aspetti più importanti della mia consulenza finanziaria è proprio quello di aiutare te investitore a quantificarla.
È questo, a mio avviso, il motivo per cui un portafoglio finanziario deve essere adattato a ciascun cliente: ogni persona ha una diversa tolleranza alla volatilità di un investimento.
La propensione al rischio può essere definita come la capacità di sopportazione del rischio di un investitore.
Il rischio ha molte sfaccettature e un investitore, per raggiungere i propri obiettivi di investimento, deve essere capace di sopportare sia le continue oscillazioni del rendimento del suo portafoglio finanziario, sia i drawdown che quest’ultimo attraverserà.
Grazie alla mia esperienza professionale, ho maturato la consapevolezza che sono l’entità, la frequenza e la lunghezza media dei drawdown quegli elementi che hanno un maggiore impatto psicologico sull’investitore, più o meno grande proprio in funzione della sua propensione al rischio.
Riassumendo: meno un investitore è capace di tollerare un drawdown e meno elevata è la sua propensione al rischio. Un investitore con una bassa propensione al rischio, quindi, dovrebbe focalizzarsi su strumenti finanziari poco volatili.
In caso contrario, è molto probabile che si verrà a trovare in una situazione di eccessivo stress psicologico: poiché la paura che una perdita si amplifichi prenderà il sopravvento e l’investimento verrà liquidato, magari molto prima del raggiungimento dell’orizzonte temporale condiviso.
Liquidazione in perdita, quindi, e prima del previsto.
Esattamente l’opposto dell’obiettivo iniziale.
Attenzione però: una delle regole fondamentali della finanza è che il rischio e il rendimento vanno sempre di pari passo.
Occorre, in ogni caso, assumersi rischi.
Sarà, per questo, mia cura analizzare ed esplicare in modo chiaro e puntuale quali sono i rischi dell’investimento che ti sto proponendo, il tutto con fatti e numeri alla mano, oltre a spiegazioni che reggano a una valutazione di buon senso.
Uno degli impegni maggiori che riverso nel mio lavoro è proprio questo: assicurarmi costantemente che i rischi siano coerenti con te, con le tue esigenze, con il tuo profilo e il tuo genoma finanziario.